Arriva a Roma, al Teatro Eliseo, “Immersive Disney Animation”, la prima esperienza immersiva temporanea Disney in Europa. Non si tratta solo di un evento per la capitale italiana, ma piuttosto di un segnale di come le aziende dell’entertainment stiano ripensando i propri modelli di business in chiave più flessibile e sostenibile.
L’esperienza e le IP coinvolte
L’esperienza che arriverà al Teatro Eliseo promette di far entrare i visitatori direttamente nelle scene di Encanto, Frozen, La Sirenetta, Il Re Leone e altri classici attraverso quello che viene descritto come un percorso immersivo con tecnologie avanzate. Il progetto è firmato Lighthouse Immersive, la stessa realtà che ha portato in giro per il mondo “Immersive Van Gogh” e “Immersive Frida Kahlo”. Le tecnologie utilizzate, con proiezioni a 360°, sensori di movimento e braccialetti interattivi mirano a offrire agli ospiti un coinvolgimento multisensoriale.
Il fenomeno delle esperienze LBE: un nuovo trend
Quello che sta succedendo con Disney a Roma non è un caso isolato. Basta guardare alle Netflix House che stanno per aprire a Philadelphia e Dallas per capire che questa realizzazione appartiene a una tendenza: le grandi aziende dell’intrattenimento stanno sperimentando modelli ibridi che uniscono contenuti digitali con esperienze fisiche temporanee, per offrire momenti più coinvolgenti rispetto alla fruizione passiva dei contenuti offerta dal digitale e dallo streaming. Oltre a rispondere ai gusti dei consumatori, che amano le esperienze immersive, queste installazioni permettono di trarre nuovo valore dalle IP presenti nei contenuti digitali – cartoni animati, serie TV, musical ecc. – realizzando esperienze fisiche multisensoriali.
I vantaggi delle installazioni LBE
Le installazioni temporanee, come quella romana, permettono di raggiungere il pubblico urbano senza costringerlo a spostamenti più rilevanti per raggiungere location più tradizionali, come i parchi divertimento. Disney lo ha già sperimentato con “Disney: The Castle” in Arabia Saudita – un complesso temporaneo di 20.000 metri quadrati con tanto di castello alto 30 metri.
C’è però il rischio che queste esperienze vengano percepite come operazioni di marketing più che come vere destinazioni di valore. La sfida è mantenere quella autenticità che rende speciale l’universo Disney, anche in formato “pop-up” Chi conosce la mentalità dei manager Disney, sa bene che sul piano della qualità ci sarà poco da dubitare, anche se questo evento è realizzato, su licenza, da altri professionisti.
La democratizzazione dell’esperienza
L’arrivo di Disney a Roma con questa formula evidenzia come stia cambiando il mondo dell’intrattenimento. Non più solo di parchi da miliardi di dollari, con costi significativi per l’utenza, ma esperienze che si presentano più accessibili e diffuse sul territorio.
L’integrazione tra contenuti digitali e esperienze fisiche sembra essere la direzione verso cui tutto si sta muovendo. Nel caso di Disney, la vasta conoscenza dei propri fan potrebbe permettere di creare esperienze davvero personalizzate.
Le esperienze LBE, già presenti da qualche tempo a Roma con player importanti, con un fitto calendario di installazioni immersive, stanno mostrando che questo modello può funzionare non solo come novità temporanea, ma come forma sostenibile di intrattenimento.
In fondo, quello che stiamo vivendo è un momento di evoluzione in cui i confini tra digitale e fisico, tra intrattenimento casalingo e destinazioni, tra consumo passivo e partecipazione attiva stanno diventando sempre più sfumati. L’esperienza romana di Disney sarà un test interessante per capire se questa direzione ha davvero un futuro.