La comunicazione della roadmap delle riaperture ha creato forte confusione tra i gestori dei parchi divertimento. La individuazione della data di apertura dei parchi tematici del 1°luglio, del tutto inaccettabile e vessatoria rispetto alle date di riapertura di altre categorie fa temere per la sostenibilità delle imprese, in difficoltà dopo i risultati del 2020. La decisione preoccupa, non poco, anche le imprese turistiche, per le quali i parchi divertimento costituiscono imprescindibili attrattori, soprattutto in alcune aree del Paese.
Ancora una volta il comparto, che ha perso nel 2020 oltre 250 milioni di euro di fatturato rispetto ai 400 milioni dei 2019, senza considerare le perdite dell’indotto, e che non è stato sostenuto dall’ex MIBACT, oggi MIC, a differenza di altre attività di esercizio di spettacoli, sarebbe dunque considerata più “pericolosa” di altre, al pari delle strutture termali, mentre tante attività al chiuso – inclusi i ristoranti nei quali si sosta per ore senza mascherina – è stato consentito di riaprire.
Questa decisione non è stata certamente assunta sulla base di dati e ricerche scientifiche sul settore, ma evidentemente basata sul “secondo me”, concetto ascientifico molto in voga tra gli esperti (?). Se lo scorso anno, con la pandemia in atto e senza vaccinazioni, il settore è stato riaperto a fine maggio, nel 2021 con la campagna vaccinale in corso, i nuovi farmaci e le nuove accortezze, incomprensibilmente, il Governo decide di contrarre la stagione a circa 60 giorni, con costi di avviamento decisamente insostenibili per qualsiasi struttura del settore.
Le evidenze scientifiche sono di tutt’altro segno, molto solide e di caratura internazionale: si è provato che all’aperto i rischi di contagio sono infinitesimamente inferiori e che la presenza del cloro nelle piscine dei parchi acquatici elimina in pochi attimi l’agente virale.
E’ del tutto contraddittorio, e vessatorio, riaprire piscine, negozi, teatri, arene e ristoranti in tutta Italia, per poi proibire l’esercizio di tali attività solo se inserite nel contesto dei parchi divertimento. Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna i parchi tematici hanno aperto da qualche giorno.
Questo comparto occupa 25.000 dipendenti diretti ed altri 50.000 con l’indotto ma sarà costretto dal Governo a non riassumere oltre 10.000 persone, come purtroppo accaduto lo scorso anno. Esistono già le Linee Guida delle Regioni, quelle elaborate da IAAPA e la Prassi di Riferimento elaborata dall’UNI, ente di normazione italiano, che stanno per essere recepite dal CEN a livello europeo. Ma in Italia ci sono le responsabilità, che nessuno vuole assumersi.
Il settore sta reagendo, con l’interlocuzione politica ai massimi livelli, nel Governo e con le Regioni, deluso dal fatto che si è dato seguito alle richieste, scomposte, di alcune categorie ignorando quelle che, ad oggi, non si sono ancora riversate nelle piazze. Se la questione non sarà definita in questi giorni, i parchi dovranno intraprendere iniziative eclatanti. L’amara riflessione tra gli imprenditori è che il Governo ha ascoltato le categorie che hanno urlato di più, scompostamente, che hanno certamente ottenuto migliori risultati rispetto al settore del divertimento.