Persa anche la Pasqua per le imprese dei divertimento. Nonostante l’apprezzabile tentativo del Ministro Franceschini, fino al 6 aprile si continuerà a fermare tutte le attività del tempo libero, parchi divertimento e parchi avventura. Il Comitato Tecnico Scientifico ha nuovamente espresso parere contrario alla riapertura di palestre, piscine, cinema, teatri e altri luoghi di spettacolo. I numeri della pandemia da Covid-19 non lo consentirebbero.
Ci sono numerose contraddizioni nelle scelte del CTS e della politica rispetto alle riaperture. Innanzi tutto il grave ritardo sulle vaccinazioni, che rischia di prorogare l’emergenza fino al 2022.
Assistiamo tutti i fine settimana ad assembramenti nelle vie e piazze cittadine, sulle spiagge e nei ristoranti, nei quali è possibile sedersi per ora senza mascherina, o nei centri commerciali. Le piazze cittadine sono molto frequentate ovunque, molti disattendono l’obbligo della mascherina e le famiglie con bambini sono costrette ad affollare le aree giochi dei giardini pubblici, mentre una giostra, collocata a qualche decina di metri deve stare chiusa. I mercati settimanali ospitano centinaia di operatori e in questi contesti risulta impossibile rispettare la distanza interpersonale.
Tutto questo fa risalire i contagi, soprattutto perché ai cittadini non sono offerte altre possibilità di trascorrere il tempo libero. Se le alternative all’aperto rispetto al solo “compra e mangia” fossero maggiori, le possibilità di contagio sarebbero ridotte, anche perché le attività di “spettacolo viaggiante” hanno già dimostrato nel 2020 di rispettare le Linee Guida, a differenza di altri settori. Anche la logica dei Codici Ateco, nati con tutt’altro scopo, non precisi e utili solo ai fini statistici, utilizzati invece come strumenti per decidere di aprire, chiudere e sostenere certe attività rispetto ad altre, hanno creato solo confusione e trattamenti non equi tra vari comparti industriali.
Le contraddizioni del CTS e della politica rispetto alle riaperture dei settori
Non c’è logica in certe decisioni, e si rischia di generare una guerra tra poveri, compiendo scelte politiche orientate a favorire solo commercio e ristorazione, a danno di molte altre attività. Le attività del tempo libero all’aperto restano chiuse, colpevoli di offrire servizi ritenuti non necessari – perché il Sushi o l’aperitivo lo sarebbero? – e in questo modo i gestori dello spettacolo viaggiante, fermi di fatto da un anno, sono fermi con le loro attrazioni e continuano a pagare l’occupazione del suolo pubblico.
Anche i parchi di divertimento, fermi nuovamente dall’ottobre scorso, non possono programmare assunzioni e formazione, e continuano a impiegare capitali per curare le costose manutenzioni senza una certezza di riaprire a breve. Queste aziende portano sulle spalle il peso del – 80 per cento di fatturato conseguito nelle poche settimane di apertura del 2020, con oltre 10.000 lavoratori stagionali, molti dei quali impiegati da anni, che non è stato possibile assumere. I danni economici e sociali di questa chiusura sono enormi.
Pensiamo anche ai parchi avventura, costretti a stare chiusi anche se sono impianti nei quali si svolge attività ludico-sportiva individuale nei boschi, a differenza dei circoli sportivi, che possono svolgere da mesi gli sport all’aperto.
Queste le grandi contraddizioni che il nuovo Governo dovrà affrontare, ad evitare la chiusura di piccole e grandi aziende del settore. Il presidente Draghi e i Ministri Franceschini e Garavaglia sono stati informati di questo disastro. Si conta anche sull’attività di alcuni Presidenti di Regione, più sensibili al settore, già disponibili a rappresentare questa situazione al Governo.
Il Comitato Tecnico Scientifico è molto attento, ora, a nuove riaperture e sembra non voler tenere conto anche del benessere psico-fisico dei cittadini, ai quali andrebbero proposte non solo cibo e shopping, ma soprattutto attività all’aria aperta, magari distanti dai centri cittadini, per decongestionarli. Permettere che ai bambini venga tolto il gioco, il sogno e non cercare soluzioni rispetto all’effetto deleterio del protrarsi della didattica a distanza sulla socializzazione, non va certo nella direzione di ridurre l’impatto dell’epidemia solla società e sulle famiglie. Ai danni generati sui più giovani da questa privazione saranno difficili da riparare.
Nelle prossime settimane il Comitato Tecnico Scientifico dovrà affrontare anche il tema delle riaperture di settori del tempo libero, che non sono affatto più preoccupanti sul piano del contagio, in quanto all’aperto e fruiti con rispetto del distanziamento e mascherine.