Un tavolo nazionale per mitigare le conseguenze della direttiva Gabrielli sugli eventi all’aperto: questo l’esito del convegno “Safety e Security nelle manifestazioni pubbliche” organizzato a Roma da ANCI. Dopo l’apertura di Veronica Nicotra, segretario Generale dell’ANCI, che ha legittimamente domandato se ci sia ancora la situazione di emergenza dello scorso anno a giustificare la complessità degli adempimenti e i relativi costi, ha preso la parola Bruno Frattasi, capo del Dipartimento dei Vigili del Fuoco. Il prefetto ha sottolineato i principali problemi della direttiva, tra i quali i maggiori costi per lo Stato e per gli organizzatori e nuove responsabilità, perché i fatti di Torino confermano la rilevanza penale delle errate valutazioni da parte delle Commissioni di Vigilanza. È necessario istituire un tavolo di lavoro a livello nazionale – ha segnalato il capo dipartimento – per evidenziare gli aspetti comuni di alcuni eventi e attività di spettacolo e fornire indicazioni ai Comuni e alle Commissioni.
È seguito l’intervento di Giovanni De Magistris, delegato ANCI per la sicurezza e sindaco di Napoli, che ha espresso la forte preoccupazione dei sindaci. Sono saltati eventi a causa della interpretazione non flessibile della direttiva e a pagare sono i piccoli imprenditori e i cittadini, privati di momenti di spettacolo e cultura popolare, ha evidenziato De Magistris. Altro elemento da considerare è che i Comuni non possono pagare i costi di questa nuova attenzione alla sicurezza. Le norme vanno interpretate con buonsenso, perché il diritto di manifestazione e di fruizione della cultura è costituzionalmente tutelato, ha ricordato il sindaco di Napoli, proponendo che sia effettuata una distinzione tra piccoli e grandi eventi rispetto agli adempimenti. “se mettiamo le gabbie e il pubblico è ingabbiato avendo a disposizione solo due vie di esodo, a mio avviso questa situazione non è sicura” ha ribadito De Magistris ricordando che la sicurezza non si garantisce sempre installando barriere, transenne e controllo dei varchi, perché in molti casi questi strumenti accrescono i problemi e rallentano il deflusso, tanto più in caso di esodo veloce. È stato raccontato come Napoli abbia gestito il funerale di Pino Daniele, organizzato in poche ore, e il Capodanno sul lungomare che, secondo un’applicazione pedissequa della circolare Gabrielli non si sarebbero potuti tenere, con grave danno per i cittadini e la socialità.
Dopo Marco Cardilli, delegato alla sicurezza del Comune di Roma, che ha proposto ai presenti e alle persone collegate in streaming un intervento sull’attività autorizzativa della capitale, è seguito l’intervento di Marco Agostini, comandante della polizia municipale di Venezia, che ha ricordato come un dirigente pubblico debba assumersi qualche responsabilità, o cambiare mestiere. Il comandante ha rammentato che la direttiva Gabrielli e le circolari sono state emanate dopo i fatti di Torino, dunque sull’onda della paura, che è pessima consigliera. C’è differenza tra eventi e pubblici spettacoli – ha affermato Agostini – i primi sono regolati dal TULPS, una norma di impostazione fascista e autoritaria, scritta prima della Costituzione italiana, mentre gli spettacoli hanno la Regola tecnica di prevenzione incendi e norme specifiche. Molto interessante la proposta di formare degli assistenti civici al posto degli steward – non si tratta del derby Roma Lazio, ha sottolineato il comandante – con corso di 8 ore e coinvolgimento dei volontari di protezione civile.
Dino Poggiali, responsabile dell’ufficio Prevenzione Incendi e Rischio industriale del Dipartimento dei Vigili del fuoco, ha segnalato l’esigenza di un approccio “flessibile e proporzionato”, più volte richiamato dalle circolari emanate, ma non sempre applicato in sede locale. Il dirigente ha sottolineato che è necessario quantificare la capienza massima e conseguentemente il monitoraggio degli accessi e individuare corridoi separati per l’accesso e il deflusso. Tra le azioni da mettere in campo anche quella di predisporre modalità per diffondere messaggi ai presenti, creare settori nel caso di eventi con migliaia di persone, collocare steward e assetti ai servizi antincendio, programmare gli spazi di assistenza e soccorso e realizzare il piano di emergenza sanitaria. Anna Maria Matarese, direttore del 118 Lazio e Maria Cristiana Urbano, presidente dell’associazione italiana vigilanza hanno concluso il convegno con interventi sul piano di sicurezza sanitaria e l’utilizzo degli steward.
Direttiva Gabrielli: la situazione dello spettacolo e del luna park
Nel corso del convegno sono emersi spunti interessanti, quali l’esigenza di istituire un tavolo nazionale che elabori indicazioni più specifiche verso i comuni e le commissioni di vigilanza, individuare figure professionali con una formazione meno specifica di quella degli steward, che fanno sicurezza in ambiti più complessi e il richiamo al fatto che prevedere sempre la predisposizione di varchi e la segregazione delle aree non va necessariamente nella direzione della sicurezza. Emanare note sull’onda della emozione, o del peso di ipotetiche responsabilità – come peraltro affermato dal capo della Polizia Gabrielli in una recente intervista – stilando una lista di accorgimenti che è stata presa alla lettera da tutti i comuni e dalle commissioni di vigilanza, prima che le stesse fossero poi commentate da apposite circolari non è esattamente la cosa migliore da fare. Solo dopo qualche tempo, in piena estate, si è saputo che sono le locali commissioni di vigilanza a valutare quali accorgimenti siano necessari, sulla base della natura dell’evento. In questo modo sono saltate numerose feste e manifestazioni locali e qualche luna park. Ora c’è da porre rimedio e fornire indicazioni precise alle amministrazioni locali.
Resta infine il problema del luna park. La questione della capienza e della istituzione e controllo dei varchi riguarda anche i luna park. Se un luna park è installato in spazi aperti, come quasi sempre capita, qual è il senso di segregarlo con barriere e istituire vie di ingresso e uscita presidiate? È evidente che ogni ostacolo in entrata o uscita crea file e rallenta un esodo particolarmente veloce in caso di necessità. In uno spazio ampio saranno i cittadini ad allontanarsi verso le vie più libere, senza dover prima rimuovere le barriere “new jersey” e le transenne dei varchi.
Nel corso del convegno si è sempre parlato della figura dell’organizzatore. Tutta la disciplina della circolare Gabrielli ruota intorno all’organizzatore, che deve predisporre la documentazione tecnica e pensare agli adempimenti. Nello spettacolo viaggiante esistono ormai manifestazioni con 150 ditte ma senza organizzatore, figura prevista dalla legge 337/1968 ma soppressa da anni. In effetti i singoli esercenti fanno domanda al comune, che diventa pertanto il soggetto organizzatore, almeno sotto il profilo della elaborazione della planimetria e della sicurezza generale. Chi pagherà i costi del professionista che elabora piano di sicurezza? Il Comune, visto che non c’è un intermediario e che, come recita la legge 337/1968, “La concessione delle aree comunali deve essere fatta direttamente agli esercenti” è chiamato ad occuparsi degli aspetti di sicurezza. Infine c’è da regolamentare anche gli esercenti delle manifestazioni dove c’è presenza di spettacolo viaggiante e ambulanti. Per la Festa della befana di Piazza Navona, ad esempio, gli esercenti hanno dovuto corrispondere decine di migliaia di euro – la prima stesura del piano prevedeva ben 450.000 euro da suddividere in poco più di cinquanta ditte, tra giostre e banchi – per pagare il presidio delle ambulanze e dei vigili del fuoco, oltre agli steward. La manifestazione ha perso molto della sua attrattiva, nulla è accaduto, e per accedere a una delle più belle piazze del mondo si è dovuto entrare superando varchi che allarmano i turisti rispetto alle esigenze di sicurezza.
E’ necessario che il Ministero dell’interno faccia chiarezza sulla situazione dei luna park in rapporto alla direttiva Gabrielli. Intanto gli esercenti e le amministrazioni comunali continuano a doversi orientare in base a circolari non specifiche e le commissioni a richiedere, in alcuni casi, dispositivi e attenzioni assolutamente non parametrate al tipo di manifestazione. Arriverà una soluzione?