Le usiamo tutti, le Emoji 🙂. Si tratta delle simpatiche faccine che compaiono sulle piattaforme di instant messaging, come Messenger, Whatsapp e Snapchat, o nelle email. Grazie alla fantasia di alcuni marketer, i grandi brand hanno iniziato a usare le Emoji per azioni di marketing.
Create alla fine degli anni ’90, le faccine e le rappresentazioni di oggetti, luoghi, cibi e quant’altro, sono ormai sempre più utilizzate: si parla di circa 6 miliardi di emoji scambiate giornalmente, secondo una dichiarazione dei creativi di Pepsi Cola, che ha brandizzato con le emoticons anche lattine ed etichette dei propri prodotti, abbinando il set di icone da scaricare dal web.
Del resto, sono numerose le ricerche che confermano il trend “visual” della messaggistica, che sempre di più predilige la condivisione di icone, immagini e video, che trasmettono le nostre emozioni in modo più immediato, rispetto alle parole. Nella infografica, tratta dal Rapporto EMOGI 2015, è evidente la crescita nell’utilizzo delle Emoji nella comunicazione, non relegata solo ai più giovani, i Millennials, come si potrebbe pensare, ma diffusa anche in fasce d’età più adulte.
Anche gli esperti di comunicazione aziendale e CMR consigliano di rendere più “leggera” ed empatica la relazione con i clienti , avvalendosi, con gusto e senza esagerare, di Emoji, che rompono il muro della relazione formale tra servizio clienti ed utente. Del resto accade già nell’utilizzo di chat online proposte direttamente sulla home page e nella gestione del customer care con Whatsapp, che consiglio da tempo.
L’emoji marketing è una branca del neuromarketing, e studi recenti, condotti da Dakel Kertner, psicologo dell’università della California – che ha collaborato con Facebook anche nella elaborazione delle recenti reactions – hanno confermato che le Emoticons attivano la stessa area cerebrale che interpreta le espressioni del viso delle persone che incontriamo. I nostri occhi – secondo lo scienziato di Berkeley – sono naturalmente attratti da ciò che somiglia ad una faccia e la elaborano in modo nettamente più veloce, rispetto alla parola. Con l’utilizzo delle Emoji si possono quindi programmare campagne di marketing emozionale, anche se il loro utilizzo nasce principalmente per trasmettere emozioni tra soggetti che comunicano bidirezionalmente.
Chi fa campagne di Emoji Marketing?
Tra i tanti nomi noti a livello internazionale, marchi come Oreo, Coca Cola, Disney, WWF, Fiat, ed Ikea, tanto per citarne alcuni. I marketer di queste aziende hanno dimostrato che faccine e disegni, creati con Photoshop o con altri strumenti, possono rivelarsi validi strumenti di marketing.
Queste le modalità già utilizzate nell’ Emoji Marketing:
- Offrire gratuitamente un set di Emoji personalizzate: è un ottimo modo per rafforzare il legame tra marchio e consumatori, soprattutto se si tratta di prodotti o servizi molto amati. Lo hanno fatto in molti, tra i quali due esempi di brand danesi: in Olanda Ikea ha realizzato una app con un set di emoticons personalizzate, da scaricare su AppStore o Google Play. Anche in Italia, la nota catena di negozi con simpatici accessori per casa e cucina, Tiger ha la sua app di Emoji. Colossi come Burger King e Footlocker hanno creato la propria app, con emoticons veramente carine, e molto diffuse. In questo caso la app permette di dare valore alla relazione con i consumatori. In sostanza si regala un set di Emoji personalizzate, consentendo agli appassionati di esprimere le loro emozioni attraverso icone che richiamano i prodotti preferiti. Non a caso anche artisti internazionali, come Justin Bieber hanno sperimentato la possibilità di fare marketing con le Emoji.
- Legare l’utilizzo di Emoji ad attività di charity e sostegno a soggetti No Profit. Lo ha fatto il WWF, con una campagna di raccolta fondi che prevedeva una donazione di €0,10 ogni volta che veniva utilizzata su Twitter l’icona di una delle 17 specie in via di estinzione.
Qualche idea in più?
Gli esempi recenti dimostrano che in genere si fa Emoji marketing regalando set di icone per aumentare la notorietà del proprio brand, sperando in una diffusione virale del utilizzo delle proprie Emoticons, come quella – molto usata – realizzata da Coca Cola con le due bottiglie che si incontrano in un brindisi.
Carine le Emoji in omaggio, ma sarebbe utile chiedere agli utenti qualcosa in cambio, no ✌? Ma come?
- Nel mio settore, quello dei parchi divertimento – ma anche nella promozione turistica, con le app dei comprensori sciistici e distretti turistici – si potrebbe fare marketing con le emoticons aggiungendo il set di emoji personalizzate direttamente alla app del parco o dell’area turistica. In questo modo si potrebbe accrescere il numero delle installazioni della app, con vantaggi derivanti dalla possibilità di raggiungere gli utenti sul cellulare con promozioni, notifiche push e forme di comunicazione, a costi veramente molto bassi.
- Consentire la installazione della app solo dopo aver ottenuto i contatti dell’utilizzatore. Non amo gli sbarramenti ed i troppi passaggi nella navigazione sul web – ed una landing page con la richiesta di dati di contatto un po’ lo è – tuttavia io non rinuncerei ad una forma di profilazione di chi scarica il set di Emoji, anche perdendo un po’ nella user experience offerta dal sito. Nel marketing è importante avere una banca dati di potenziali clienti, e a questo scopo può essere utile anche l’Emoji marketing. Non c’è bisogno di raccogliere molti dati, basta una email ed un cellulare, per costruire un database utile per il remarketing e per l’invio di newsletter ed SMS, strumenti datati ma ancora molto utili per raggiungere il cliente.