“Un’attrazione, un’alternativa alle sagre di paese, quelle con la tenda e l’attrazione della donna cannone. È un fenomeno da fiera dei miracoli, anzi sa che le dico: che se mettesse anche due stand all’ingresso con il tiro ad aria compressa sarebbe l’ideale. … Tornando alla passerella sul lago d’Iseo è da catalogare come un fenomeno da fiera dei miracoli””. Queste le dichiarazioni di Philippe Daverio, noto critico d’arte, scrittore e già assessore alla cultura del comune di Milano. Riguardano la nota opera The Floating Piers, l’installazione sul lago dell’artista Christo, recentemente inaugurata.
Il luna park viene preso a metro di paragone di un evento “nazional popolare”, comunicato invece come opera d’arte. Ancora più caustico nei confronti dell’installazione il critico Vittorio Sgarbi, che afferma “Se uno arriva lì e non va a vedere né Tiziano né Lotto né Romanino, nulla di quello che c’è lì intorno, è una masturbazione”.
Dunque, per i critici d’arte, esiste una differenza sostanziale tra una installazione temporanea, come il pontile sul lago, ed un’opera d’arte. Sempre Daverio segnala a Bergamonews che “L’arte è qualcosa di diverso … Uno ascolta duecento volte la fuga di Bach o ammira per centinaia di volte il Davide di Michelangelo e ogni volta percepisce una nuova sensazione. Se uno invece salisse per duecento volte sulla passerella di Christo entrerebbe nella categoria dei cretini”. Sarà anche vero, qui siamo davanti ad una installazione di land art – espressione artistica che opera sul paesaggio, coinvolgendolo nell’opera d’arte – che vuole evocare sensazioni che raggiungeranno, nelle previsioni, oltre 1.500.000 visitatori nelle due settimane dell’evento. Dunque qualcosa che è certamente arte, in senso lato, ma anche evento temporaneo. Anche le installazioni di arte contemporanea presenti a tutte le Biennali, Triennali e Quadriennali che dir si voglia, vengono considerate opere d’arte.
Poi c’è l’esperienza! Non se ne vogliano i critici d’arte, ma passeggiare per chilometri su un lago attraversato fino ad ora solo con le barche, realizza un coinvolgimento esperienziale, non legato soltanto alle sensazioni evocate da una singola opera d’arte, bensì da qualcosa che regala una vera e propria esperienza . Un po’ come visitare Venezia o il Quartiere medioevale di Viterbo: si tratta di luoghi ricchi di opere d’arte, ma già il contesto è di per sé espressione artistica, che crea emozione e stupore. Non a caso Christo ha commentato, dopo l’apertura, riguardo alla lunga attesa dei visitatori “Dovete avere pazienza. Se avete fretta non venite a visitarla, perchè anche l’attesa è parte dell’esperienza”.
Il “peccato originale” dell’opera The Floating Piers, per Daverio è quella di essere un evento temporaneo – mentre l’arte è eterna – e di rivolgersi non necessariamente a “palati fini”, a persone formate per apprezzare l’arte, ma magari anche a gente che passa la domenica al centro commerciale. Anche il luna park vive questa dimensione: quella dell’evento temporaneo, che genera emozioni, anzi, che vive proprio dell’offrire un contesto esperienziale. Non sarà arte, come sostiene Daverio, ma certamente è una manifestazione apprezzata, perchè propone un’ esperienza e fa leva su aspetti emozionali, tipici dello spettacolo. Non a caso per richiamare i visitatori sul lago d’Iseo a visitare la passerella galleggiante, si è fatto riferimento anche a forme di marketing esperienziale.
I risultati? Oltre al numero di visitatori, basti valutare il numero di interazioni sui social network come Facebook e soprattutto Instagram: il pontile di Christo ha avuto oltre 100.000 interazioni, 70.000 delle quali sono immagini su Instagram, circa 20.000 tweet su Twitter ed il resto su Tumblr e Facebook con, rispettivamente, con 3700 e 2600 post.
Personalmente non ho colto nella critica di Daverio a The Floating Piers il tono dispregiativo nei confronti del luna park, ma credo che se anche una certa visione dell’arte uscisse dai soliti schemi che avvicinano il mondo dei parchi di divertimento ad una forma di sottocultura – ho già detto ciò che penso dell’uso del termine Disneyland al negativo, nei contesti culturali – questo Paese farebbe un passo in avanti. Basti vedere quanto hanno appassionato alcuni padiglioni di Expo 2015, come quello del Kazakistan: lo commenta anche Gianluca Nicoletti su La Stampa online, parlando dell’opera afferma che essa “è un parco a tema… E il luna park per adulti, in fondo funziona molto bene”. Nei giorni successivi, in un’intervista a Il Giorno, Daverio ha corretto il tiro, affermando:”Ma no, io sono molto favorevole alle forme di divertimento. Christo ha lavorato molto bene, dal punto di vista della comunicazione è un’operazione riuscita. Però sono altrettanto favorevole alla donna cannone. Chi non ha fatto un giro sulla Grande Ruota panoramica del Prater a Vienna? Definire quel giro un’operazione artistica però sarebbe da analfabeti”.
Io credo che, se la gente apprezza il bello, non sia già, questa, una forma di educazione all’arte? Tutti abbiamo bisogno di bellezza, venga essa da Michelangelo, da Christo o dal luna park, poco importa. Non a caso, Papa Francesco ha qualificato gli esercenti del luna park come capaci di “seminare bellezza” (Udienza dello spettacolo viaggiante – 16 giugno 2016). E la bellezza non è dei critici d’arte, ma di tutti.
Lascia un commento