Di nuovo Parksmania Awards, questa volta grazie all’ospitalità del parco Leolandia. Il 15 e 16 ottobre titolari e manager dei parchi divertimento italiani si sono ritrovati nella struttura di Capriate per scambiare idee e fare networking, prima di assistere alla cerimonia di premiazione dei vincitori dell’ambito riconoscimento.
Nel pomeriggio della prima giornata di lavori si è tenuto un seminario sulla valutazione dei rischi, alla presenza di circa 40 professionisti, tra i quali i responsabili tecnici dei maggiori parchi italiani. Gianni Chiari (ANCASVI) ha introdotto i lavori segnalando che la norma ISO è stata interamente pubblicata. Essa si divide tre parti (progettazione e costruzione, uso e manutenzione e ispezione) alla quale è aggiunta un’appendice sulle accelerazioni. I contenuti sono del tutto simili al testo della revisione della norma EN 13814, attualmente nella fase dell’inchiesta pubblica. Si è quindi parlato degli incidenti, molto rari, che secondo i dati elaborati da IAAPA avvengono nel 45% dei casi nelle fasi di imbarco e sbarco dall’attrazione e sono causati per il 72% dai comportamenti del pubblico, per il 9% da problemi tecnici e per il 19% da problemi operazionali. Il dibattito si è soffermato sulla OURA (Operation & Use Risk Assessment), ovvero l’analisi del rischio da effettuare sull’attrazione nel contesto in cui è installata e nelle fasi di esercizio. E’ seguito l’intervento di Luigi Pastorelli, docente universitario di Teoria del rischio, che ha ricordato che la valutazione dei rischio non debba essere effettuata dal progettista, e segnalato come sia necessario modellizzare il rischio, definito come “scostamento dal valore atteso”, per valutare come le scelte progettuali ed operative impattino sul numero di incidenti. Nel corso del dibattito che ne è seguito, i tecnici hanno concordato sul fatto che l’operatore dell’attrazione costituisca una fondamentale fonte di notizie sull’attrazione e sulle eventuali anomalie in corso di esercizio. I presenti hanno rilevato la mancanza di dati raccolti in modo organico sugli incidenti, la cui carenza impatta anche sui premi assicurativi e sulla necessità di costituire un organismo consultivo tra progettisti, responsabili tecnici dei parchi ed istituzioni pubbliche, per favorire la condivisione delle informazioni e la elaborazione di azioni condivise. Nello stesso pomeriggio si è anche parlato, nella sala adiacente, delle proposte per il food & beverage nei parchi divertimento, ma soprattutto degli esiti della stagione 2015. La giornata si è chiusa con un momento conviviale.
La giornata successiva si è aperta con due riunioni: nella prima sala titolari e manager dei principali parchi italiani hanno continuato a confrontarsi sull’andamento delle presenze nella stagione 2015, che si avvia a conclusione. Il 2015 si è presentato come un anno che ha registrato una crescita moderata dei parchi a tema, con qualche struttura che non ha raggiunto i risultati previsti, e con dati di rilievo per i parchi acquatici, beneficiati, a differenza dei parchi tematici, da una stagione particolarmente calda.
Tutti hanno rilevato, tra l’altro, l’ utilità di avere dati su presenze e volume d’affari dei parchi, al fine di elaborare un indicatore utile per rapportare le performance della propria struttura a quella dell’intero settore. Paolo Viarengo (Zoom Torino) ha presentato un’ipotesi di procedura per la raccolta dei dati, che garantisca la riservatezza rispetto alle performance delle singole imprese – alcune delle quali vincolate da politiche individuate dal gruppo multinazionale – e realizzi una sorta di indice di riferimento. Sarà elaborata a riguardo una proposta operativa da presentare alle imprese del settore. In Italia, del resto, la metà del fatturato complessivo del settore è realizzato, congiuntamente, da due strutture, entrambe gestite da gruppi stranieri, i quali hanno le maggiori difficoltà a condividere dati sui risultati operativi. La garanzia di anonimato dovrebbe in questo senso stimolare la condivisione. Si è quindi passati all’analisi delle politiche di prezzo, con interventi – tra gli altri – dei responsabili di Gardaland, Mirabilandia, Leolandia, Zoomarine, Aqualandia e Zoom. Si è parlato anche di promozioni: Danilo Santi (Gardaland) ha evidenziato come le politiche di prezzo di strutture gestite da gruppi multinazionali siano una miscela composta da politiche di gruppo e scelte interne ai singoli parchi. E’ stato analizzato anche il prezzo dinamico, adottato da alcuni parchi a tema: per Leolandia esso costituisce una modalità per indirizzare il pubblico verso giornate meno affollate, usando la leva del prezzo più conveniente, rispondendo nel contempo alle esigenze delle famiglie con una ridotta capacità di spesa. Tra i vantaggi – ha ricordato Massimiliano Freddi (Leolandia) – quello di aumentare sensibilmente la percentuale di biglietti venduti online, senza intermediazione, e di poter programmare con buona approssimazione il numero di visitatori della giornata, adeguando così i servizi del parco e limitando gli sprechi. Altri ne hanno evidenziato i benefici in termini di comunicazione, come Giovanni Scafoglio (Mirabilandia). Andrea Gasperoni (Rainbow Magicland) ha rilevato che i recenti dati Istat su valore delle retribuzioni medie nelle diverse aree geografiche del Paese, costituiscono un elemento da tenere presente nella elaborazione delle politiche di prezzo, così come il fatto che, secondo il rapporto TEA, esclusi i due grandi parchi spagnoli, i primi 20 parchi europei per numero di visitatori si trovano sopra il 45° parallelo, ovvero al di là del fiume Po. Dunque aspetti reddituali, ma anche climatici, condizionano i risultati operativi. Giuseppe Ira (Leolandia) ha invece presentato la politica di prezzo del parco, segnalando come il biglietto sia destinato a salire, in quanto il prodotto è sempre più apprezzato. In questo modo – ha rilevato Ira – si riesce ad aumentare la qualità dell’esperienza offerta, e dunque la soddisfazione dei visitatori.
In un altro spazio si è svolta la seconda sessione dei lavori sull’accessibilità dei parchi di divertimento, che ha occupato l’intera giornata. Si sono susseguiti gli interventi di progettisti di parchi divertimento, esponenti del mondo delle disabilità ed esperti dei Vigili del Fuoco, che hanno sottolineato l’importanza ed i volumi del turismo. Una recente ricerca Doxa ha evidenziato che il 16,4 delle famiglie, e 9,9 milioni di italiani, hanno esigenze di accessibilità. Si tratta di 127 milioni di persone nell’Unione Europea, con un valore potenziale per le imprese turistiche, di oltre 800 miliardi di Euro. E’ stata analizzata la normativa italiana che impone la rimozione delle barriere architettoniche, e il concetto di “accomodamento ragionevole” , ovvero della analisi dei costi per l’adeguamento delle strutture secondo criteri di ragionevolezza rispetto al contesto ed agli obiettivi. Nel pomeriggio il dibattito ha riguardato l’accessibilità delle attrazioni. E’ stato evidenziato che su questo tema non esistono dati complessivi, e che anche i grandi gruppi mondiali, che gestiscono le più note strutture, non hanno effettuato studi approfonditi, né condividono facilmente i dati in loro possesso. Nel dibattito pomeridiano sono emerse le difficoltà derivanti da norme nazionali che assegnano al gestore la responsabilità di eventuali incidenti, ed il fatto che la gestione di attrazioni sia considerata tecnicamente “attività pericolosa” ai sensi dell’art. 2050 Cod. Civ., ancorché le statistiche dimostrino ampiamente il contrario.
Un evento, quello dei Parksmania Awards, che ha permesso ai manager dei parchi di incontrarsi, grazie all’ospitalità dei titolari di Leolandia, e riflettere sulla stagione appena conclusa e sulle prospettive di questa attività.
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