Nessuna cattedra di Meteorologia o Fisica dell’atmosfera nelle università italiane: è dei primi di Aprile la notizia che tutti i professori ordinari di tali insegnamenti sono andati in pensione. Gli esperti della Commissione Grandi Rischi hanno così informato il Capo della Protezione Civile in una lettera. In un Paese pieno di siti internet e previsioni meteo commerciali, che gestiscono questi servizi nella più assoluta carenza di regole, mancheranno pertanto anche autorevoli accademici, i quali non potranno formare, a loro volta, nuovi studenti e ricercatori. Bisogna farsene una ragione: in Italia un reale Servizio Meteorologico Nazionale non esiste, né è normata la professione del meteorologo. Si parlò di Servizio Meteorologico Nazionale in una norma del 1999, successiva alla tragedia di Sarno, ma dopo 17 anni non è ancora stato creato. Eppure negli altri Paesi europei esiste un sistema nazionale.
Di questa carenza si avvantaggiano i servizi meteo commerciali, che diffondono previsioni a lungo termine su base oraria, prive di valenza scientifica, e diffondono comunicati stampa dai toni allarmanti, vero meteo terrorismo. Tutto per fatturare con il link-baiting, ovvero con una ”esca” – bait appunto, in inglese – per generare traffico sulle inserzioni pubblicitarie ospitate. Abbiamo già scritto di quanto le previsioni meteo poco affidabili possano condizionare i risultati dei parchi di divertimento e delle imprese turistiche in generale.
Nel 2018 sarà finalmente istituita ItaliaMeteo, agenzia nazionale per la meteorologia. Già nel 2015 l’allora Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Del Rio – ora Ministro delle infrastrutture – ha dichiarato “Quando io sono arrivato il prefetto Gabrielli mi ha sottolineato questo tema. Credo che tra poco lo risolveremo definitivamente. Solo noi e la Grecia, mi pare, abbiamo il servizio meteorologico in capo ai militari“. Si parla sempre più di istituire il Servizio Meteorologico Nazionale Distribuito (SMND). Fa un po’ paura, l’aggettivo “distribuito”, che dovrebbe mettere in rete i dati di tanti servizi meteo delle Regioni, di quello dell’Aeronautica Militare ed altre fonti di dati da satellite e rilevazioni di stazioni sul territorio. Del resto dalla scelta di non creare un sistema nazionale è derivata la parcellizzazione delle reti di rilevazione, di proprietà di molti soggetti diversi e l’unica soluzione è, pertanto, quella di mettere a sistema le stazioni meteorologiche presenti sul territorio. In ogni caso, circolano bozze di decreto, chissà che il processo di messa in rete non si realizzi. Sarebbe una buona notizia per le imprese turistiche e tutte le attività economiche condizionate dalle condizioni meteorologiche.
La meteorologia è una scienza recente, fondata su modelli matematici ed esperienza, magari però con l’istituzione di un Servizio Meteo Nazionale si potrà liberare dagli interessi economici le previsioni meteo che tutti consultiamo. Saranno più affidabili? Certamente non splenderà sempre il sole, ma con uno strumento pubblico sarà più facile contrastare chi continuasse a diffondere allarmi di uragani solo per conquistare un click, danneggiando migliaia di imprese. Ce la faremo?