Parchi avventura, bambini e turismo scolastico: solo un gioco? C’è molto di più. Questo il dato emerso dall’intervento di Fabrizio Bertolino, pedagogista e ricercatore dell’Università della Valle d’Aosta, al workshop dei parchi avventura, che si è svolto a Modena in occasione di Skipass lo scorso 1 novembre. L’obiettivo della ricerca era quello di analizzare le valenze educative dell’utilizzo dei percorsi sospesi da parte di bambini, in gita scolastica. In Italia molte strutture ospitano le scuole sui percorsi, ma sono rare le esperienze condotte da collaboratori appositamente formati – definiti all’estero “facilitatori” – i quali utilizzano i percorsi sulla base di specifici programmi ed obiettivi (costruzione del gruppo classe, crescita dell’autostima, della capacità di affrontare le difficoltà, la fiducia nel compagno ecc.). Eppure le gite scolastiche nei parchi avventura sono sempre più presenti.
L’intervento di Bertolino è stato avviato da un’analisi della relazione del bambino con l’ambiente naturale. Il ricercatore ha evidenziato quattro criticità:
- I bambini sono in genere “cittadini”. E la prima criticità è il loro vivere in “solitudine”. I bambini del XXI secolo sono pochi, hanno pochi fratelli ed i genitori hanno un’età più elevata rispetto a qualche decennio fa. Le città, gli appartamenti, sono contesti nei quali i bambini hanno difficoltà di socializzazione, perché hanno scarsissima autonomia.
- Il rischio è inaccettabile: gli adulti, genitori di pochi bambini, vivono nell’ansia. Un bambino ha in genere due genitori e quattro nonni, dunque sei adulti, in un rapporto numerico assolutamente sbilanciato. L’ansia del rischio viene amplificata dai media, che commentano per mesi fatti delittuosi e situazioni tragiche. “Oggi il bambino è in pericolo per inazione” ha affermato il ricercatore, citando alcuni colleghi, ed è evidente che “i bambini hanno bisogno di avventura”. Affrontare il rischio significa infatti acquisire autonomia e capacità di giudizio. Gli adulti hanno difficoltà ad accettare che “C’è sempre un rischio nell’essere vivi, e più si vive maggiore è il rischio” (Ibsen). Il rischio e l’avventura sono dimensioni che non devono essere evitate, ma gestite ed affrontate con consapevolezza. Secondo una ricercatrice australiana I bambini vivono ormai protetti dal pluriball, la pellicola da imballaggio.
- Le relazioni virtuali: il fatto che i bambini dopo la scuola si parlino ormai attraverso strumenti di chat, e giochino sulle console creando luoghi virtuali, città virtuali, amici virtuali. I bambini, tutti “nativi digitali” – nati cioè nell’era di internet – rischiano di virtualizzare anche le amicizie ed il gioco.
- La perdita di contatto con la natura spontanea (bosco, animali selvatici) e quella coltivata (animali allevati, fattoria). Si può ben dire che ormai alcuni bambini siano affetti da “disturbo per deficit di natura”. In questo senso c’è perdita di saperi, perdita di consapevolezza ed identità ecologica, con alcuni disagi, come piccole fobie, stati di insicurezza ed iperattività.
Il bisogno che emerge da queste criticità – ha sostenuto Bertolino – è evidentemente l’esigenza di una vita all’aria aperta, un reale “bisogno di Natura”. La scuola deve entrare in gioco in questa dinamica per far vivere esperienze un po’ avventurose, meglio se in natura, in fattorie didattiche, aree protette e parchi avventura. I titoli di due convegni su temi pedagogici del secondo semestre del 2014 evidenziano l’attenzione che gli studiosi dedicano a questo tema: “Per non morire di sicurezza” e “Rischiamo di crescere”. Tra i libri interessanti sul tema, non facili da trovare, perché del ’99,“I bambini hanno bisogno di avventura, di Thomas Lang.
Scuole e parchi avventura:
Come si relazionano i parchi avventura al mondo del turismo scolastico? Dall’analisi effettuata a campione, su 15 siti internet di parchi avventura il prof. Bertolino ha evidenziato che in alcuni casi c’è grande attenzione e proposte chiare verso i viaggi d’istruzione, in altri la presenza delle gite scolastiche è una eventualità – non particolarmente evidenziata graficamente – per altri il calendario di apertura scoraggia la visita di gruppi in gita scolastica. Nel dibattito che è seguito all’intervento il ricercatore ha fornito alcuni elementi sul come comportarsi con i gruppi scolastici, segnalando che nessuno bambino deve sperimentare l’insuccesso durante una gita con i compagni di classe perché “tutti devono ricordare un’esperienza motivante” quindi è necessario avere un’offerta di esperienze da proporre a coloro che, per vari motivi, non possano affrontare una parte dei percorsi aerei. A conclusione dell’intervento Bertolino ha segnalato che i parchi avventura hanno alcuni punti di forza apprezzati dagli educatori, sui quali puntare nella proposta di viaggi d’istruzione: il rapporto con la natura, l’avventura e l’eterogeneità delle esperienze. Sulle valenze educative dei parchi avventura in rapporto al turismo scolastico, nessun dubbio tra i presenti, in genere gestori abituati ad ospitare studenti. Sentirne parlare un accademico ha fatto veramente piacere.
Anche nell’intervento del gennaio 2017 Bertolino ha parlato del rapporto tra scuola e parchi avventura: il professore piemontese, naturalista e docente universitario di Pedagogia dell’ambiente, ha presentato la ricerca di un suo studente, Mattia Sappa, il quale ha monitorato la comunicazione di un centinaio di parchi avventura, valutando l’offerta indirizzata alle scuole. Nella esposizione è emerso che alcuni parchi non propongono un’offerta per gruppi scolastici, altre strutture presentano la possibilità di aperture indirizzate ai ragazzi, senza distinguerli per età e livello di studio, e non evidenziano specificamente le finalità di queste esperienze. Alcune infine si propongono con proposte strutturate per i vari ordini di scuola. Nell’intervento Bertolino ha sottolineato le caratteristiche dei bambini di città, iper protetti, poco numerosi, a volte soli in casa, con una vita “virtuale” e scarsa autonomia. La tendenza degli studi pedagogici più recenti, confermata dalle numerose pubblicazioni e convegni degli ultimi mesi, è quella che valorizza il far vivere avventure in natura.
A conclusione dell’intervento il docente ha proposto alcune iniziative, tra le quali quella di redigere una sorta di “manifesto” sul tema che riguarda avventura e natura, e una pubblicazione che possa essere uno strumento a disposizione degli insegnanti, con gli aspetti teorici ed alcune proposte di esperienze finalizzate alla costruzione del gruppo classe ed alla formazione dell’individuo attraverso attività all’aria aperta.
Chi è Fabrizio Bertolino
Laureato in Scienze Naturali, indirizza i suoi studi successivi verso l’ambito umanistico divenendo nel 2003 ricercatore in Pedagogia generale e sociale presso l’Università della Valle d’Aosta, dove si occupa di formazione dei futuri insegnanti ed educatori. Negli anni ha rivolto gli interessi scientifici verso ambiti ponte tra le “due culture” costruendo una professionalità specifica nel campo dell’educazione ambientale e della didattica delle scienze della vita.
Dal 2001 al 2011, oltre all’attività di ricerca e didattica in ambito universitario, ha ricoperto la carica di Presidente del Parco Naturale della Collina Torinese. Nato nel 1966 risiede da circa dieci anni a Torino, all’ombra della Basilica di Superga.