Offrire una connessione gratuita con wi-fi pubblico nei parchi di divertimento e strutture turistiche? E’ un ottimo modo per intrattenere i frequentatori delle piccole e grandi strutture. Giostre per bambini, parchi a tema, locali per feste o laser game: tutti possono offrire ai clienti e loro accompagnatori una connessione internet. A seguito del “decreto Pisanu” del 2005, nel quale, con finalità anti terrorismo, si imponeva la preventiva identificazione di coloro che accedessero alla rete in luoghi pubblici, lo sviluppo del Wi-Fi in luoghi pubblici è stato molto rallentato. A parte alcune iniziative gestite da enti locali – che risolvevano il problema della identificazione attraverso una registrazione al sito ed un sistema di SMS – non era possibile fino a qualche mese fa offrire il Wi-Fi senza restrizioni. Da qualche tempo il quadro è cambiato: il decreto milleproroghe dello scorso gennaio non ha prorogato la disposizione che impediva di gestire reti aperte al pubblico senza identificazione.
Recentemente il Garante della Privacy, in risposta al quesito presentato dalla FIPE, ha chiarito che «i gestori dei locali che vogliono offrire ai loro clienti la connessione Wi-Fi gratuita ed eventualmente mettere a disposizione anche Pc e terminali di vario genere, sono sollevati da qualsiasi responsabilità rispetto alla navigazione dei loro clienti e, nel caso volessero entrare in possesso di informazioni più dettagliate, devono richiedere al consumatore di firmare l’autorizzazione al trattamento dei dati personali». A sollevare la questione – sottolinea la Fipe – era stata un’interpretazione controversa sollevata da provider che forniscono programmi di archiviazione. Essi sostenevano che sui gestori incombeva l’obbligo di registrazione dei dati da parte degli utenti, così come dovevano essere anche ritenuti corresponsabili dei siti visitati dai loro clienti in caso di connessione alla rete con l’accesso telematico fornito dal locale. La interpretazione del Garante lascia perplessi, in quanto è del tutto ovvio che tutte le attività online che avvengono attraverso una rete ricadono in parte sulla responsabilità del proprietario dell’impianto. Quindi l’aprire la propria rete Wi-Fi non è proibito ma certamente, in caso di utilizzo illecito del web, il titolare dell’impianto ne sarebbe comunque corresponsabile. Resta quindi in capo all’esercente la responsabilità di assumere i rischi del caso.
Esistono tuttavia alcuni sistemi per garantirsi, senza troppe scartoffie. Uno che si mostra veramente apprezzabile per semplicità ed economicità è quello presentato da wiMAN, una start up che nasce sul Gargano. L’idea è geniale: si tratta di utilizzare un router che, alla richiesta della connessione, si collega ai principali social network, consentendo ai clienti di accedere da Facebook o Twitter effettuando il login con le proprie credenziali. In questo modo username e password continuano ad essere gestiti sul social network – che ovviamente non li condivide – evitando tuttavia all’esercente qualsiasi procedura di autorizzazione o identificazione.
Quali i vantaggi per l’esercente? Innanzi tutto la tranquillità di rispettare la legge, liberandosi delle responsabilità di eventuali illeciti compiuti sul web. Inoltre quando il cliente usa Facebook per loggarsi, può decidere di condividere la sua posizione con gli amici. In questo modo il nome della struttura comparirà sulle pagine dei suoi amici sul social network. Infine il sistema ha un pannello di controllo, attraverso il quale l’esercente può accedere ad informazioni sui suoi utilizzatori. Insomma, alcune di esse saranno utili per iniziative di marketing. Il tutto a circa 80 euro per l’acquisto del router, venduto su internet – in oltre 100.000 dispositivi – anche da Amazon, senza canoni annuali.
Non tutti amano condividere la rete privata con la connessione ai clienti, e pagare due abbonamenti per l’ADSL è spesso impossibile. Per ovviare a questo problema il router di wiMAN crea una doppia rete: una ad uso aziendale – protetta da password – per i gestori e l’altra per i clienti della struttura.
Il router va collegato ad un modem, e – lo abbiamo fatto notare ai suoi inventori – è del tipo da interno. Funziona già in alcuni stabilimenti balneari, ma va collocato in un chiosco, ad esempio, o sotto una tettoia. Per coloro che necessitano di maggiore diffusione del segnale, è comunque possibile collegare le speciali antenne da esterno, dal costo non eccezionale, che consentono di operare in spazi più ampi. La diffusione del Wi-Fi nel parco deve essere programmata consapevolmente. Si può scegliere di diffondere il segnale in spazi ampi, o realizzare aree Wi-Fi circoscritte. Spazi tranquilli, specificamente attrezzati con sedie e tavolini – magari vicino al punto ristoro o ai distributori automatici di bevande, che possono beneficiarne in termini di vendite – saranno comunque apprezzati dai visitatori.
Maurizio Crisanti
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Ma il Wi-Fi è pericoloso?
Onde elettromagnetiche circondano ogni momento della nostra giornata. I cellulari, la radio e i telecomandi di ogni tipo, ed ora anche il Wi-Fi, ci espongono ad un bombardamento elettromagnetico del quale non sono certi gli effetti. Come sempre, sul web è possibile leggere studi che ne evidenziano la pericolosità per l’organismo o articoli di segno contrario. La questione è troppo importante, ha enormi implicazioni di carattere economico, e sarà difficile che in tempi brevi la scienza – che non sempre è libera da condizionamenti – possa dire l’ultima parola. Del resto, fare a meno del cellulare o di tutti gli altri dispositivi elettronici, dai quali ormai leggiamo anche i giornali, è un’opzione che molti di noi non sono più disposti a considerare.
E’ tuttavia ragionevole, e sarà apprezzato da un pubblico sensibile, limitare la fruizione del wi-fi pubblico a specifiche aree, magari restituendo nuova vita agli angoli del parco meno frequentati. In un parco acquatico, ad esempio, si può attrezzare un’area con i lettini, o i tavoli del bar e le aree picnic, decongestionando invece gli spazi più frequentati. In una struttura al chiuso, per feste di compleanno o laser game, è sufficiente realizzare un’ area Wi-Fi con un raggio di pochi metri. Anche il limitare la diffusione del Wi-Fi a pochi, specifici spazi, se le ragioni saranno ben argomentate nella comunicazione, costituirà un punto di forza dei servizi offerti.
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