Cars Land, è ancora il cinema a dare spunti per le novità della stagione 2012 nei parchi Disney. E’ stata inaugurata lo scorso 16 giugno nel Disney California Adventure, l’area Cars Land, una vera e propria espansione del parco, tematizzata sui caratteri del film d’animazione campione d’incassi nel 2006. Nei cinque ettari dell’area sono state installate sei attrazioni ed alcuni spazi commerciali e per la ristorazione, che riproducono alcuni elementi del film e del sequel del 2011. La scenografia è impressionante: si accede all’area da una lunga strada principale, che riproduce un tratto della mitica Route 66 – la “Mother Road” che collega Chicago a Los Angeles – ai lati della quale sono collocate le attrazioni e gli edifici. Sullo sfondo di Radiator Spring – questo il nome della cittadina immaginata da John Lasseter , regista e sceneggiatore a capo della Disney Pixar, Leone d’Oro alla carriera nel 2009 – le rocce rosse dell’Arizona, ricostruite perfettamente. L’attrazione di maggiore richiamo è una corsa nel deserto, su una pista percorsa da veicoli a 6 posti che riproducono i protagonisti del film, tra cui spicca il colore rosso della vettura di Saetta McQueen. I 200 milioni di dollari spesi per la realizzazione fanno di “Radiator Spring Racers” l’attrazione più costosa mai installata in un parco Disney. Il percorso si snoda in un paesaggio desertico ed offre anche alcuni tratti indoor, che presentano scenografie corredate da un buon numero di personaggi animatronici. Molto particolare anche l’atmosfera dell’area, che offre nuove suggestioni nelle ore serali. Nel film sono infatti numerose le scene in cui le insegne al neon colorano la cittadina, e gli scenografi hanno utilizzato la luce per offrire visioni sempre diverse, a seconda dei colori utilizzati.
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Un’attrazione italiana
C’è anche un po’ d’Italia in Cars Land, perché una delle attrazioni è stata progettata e realizzata dalla Zamperla. La realizzazione di Mater’s Junkyard Jamboree, una sorta di grande giostra a tazze sul tema del simpatico carro attrezzi coprotagonista del film, è infatti di un ingegnere, ed architetto, trentaduenne di Thiene, che lavora per la società vicentina, azienda leader nel settore della produzione di attrazioni e fornitrice del gruppo Disney, Universal, Paramount e Six Flags.
Abbiamo rivolto alcune domande a Davide Mattei, project manager dell’attrazione, e recentemente insignito del Young Veneto Excellence Award dall’Associazione Padovani nel Mondo:
– Nei 5 ettari della Cars Land, la nuova area tematica del parco Disney California Adventure, c’è anche un po’ della sua creatività: come ha affrontato la sfida di coordinare a 32 anni la realizzazione un’attrazione di livello mondiale, ispirata a Mater’s Jamboree?
In casi del genere si parla sempre di lavoro di squadra, la mia attività di project management è stata principalmente dedicata alla gestione del team di progettisti creato per lo scopo e nella gestione del rapporto col cliente. Anche in questi ambiti ci vuole una buona dose di creatività. Sicuramente aver affrontato tale sfida a 30 anni (il progetto è cominciato più di 3 anni fa) rappresenta un bagaglio inestimabile. Avere a che fare con i top al mondo nel campo delle attrazioni è un impegno non da poco ma è un punto di orgoglio che ti da una carica aggiuntiva ed un giusto mix di responsabilità, stimoli e soddisfazioni. L’essere sempre in prima linea, rispondere in tempi brevi, l’essere flessibile e propositivo, la padronanza con l’inglese, queste sono armi vincenti in progetti di tali dimensioni.
Aver trascorso 5 mesi presso i cantieri mi ha inoltre messo di fronte alle “problematiche integrate” dell’installazione delle attrazioni. Il coordinamento di persone, risorse ed attrezzature non solo per la macchina in oggetto ma per l’intero sistema cantiere ha rappresentato una sfida non da poco. Certo trovarsi tutti i giorni nella strada di Radiator Spring all’inizio era un qualcosa di unico e strano. Alla fine però il marchio Disney ed il film Cars, non hanno più per me la valenza di un gioco di un film… sono diventati un cliente ed un luogo di lavoro.
L’incontro con John Lasseter, colui che ha fondato la Pixar con Steve Jobs, è stato poi la ciliegina sulla torta dell’esperienza dato che tutto ciò che è stato realizzato è nato dalla sua creatività. Persone di quel calibro non si incontrano tutti i giorni e la sua soddisfazione nel provare la nostra attrazione è stato il più bel segnale dell’intero progetto.
– Come si realizza un’attrazione di questo genere?
Tutto è partito da un concept esistente, personalizzato al fine di ottenere una sensazione ricercata dal cliente. Quindi sì, si inizia da un foglio di carta, da un’idea. Da lì si sviluppano i primi studi dimensionali, funzionali, dinamici. I vincoli progettuali in casi del genere sono lo spazio occupato, la capacità macchina e le accelerazioni richieste.
Le attività sono durate oltre 3 anni e dopo la prima fase puramente di concept, analisi e progetto, è stato costruito e montato negli stabilimenti Zamperla un prototipo semplificato (ma in scala 1:1) dell’intera attrazione. Tale prototipo è stato testato per oltre 3 mesi al fine di validare le ipotesi progettuali ed identificare i punti deboli dello stesso. I dati ricavati dai test prototipali ci hanno fornito rilevanti informazioni che sono state utilizzate nella finalizzazione del progetto definitivo.
In parallelo si è sviluppato anche tutto l’aspetto artistico. Il tutto partendo da un bozzetto, per poi passare alla realizzazione dei modelli (scolpiti a mano) alla scelta dei dettagli e dei colori. Le attività si sono sviluppate grazie all’eccellente gruppo di lavoro formatosi tra l’Art Department Zamperla e l’Art Director della Disney Pixar (che detiene i diritti dei personaggi in questione).
Con loro si possono passare anche ore a scegliere una tonalità di colore o una posizione di un dettaglio decorativo all’apparenza insignificante. E’ qui che si capisce che nulla, ma proprio nulla è lasciato al caso.
– Lei lavora in Zamperla, con commesse provenienti di ogni parte del mondo. Quali sono le specificità di un committente come Disney?
Con Disney qualsiasi aspetto progettuale è valutato con la massima precisione. Il risultato deve essere una macchina perfetta, che lavora a pieno carico per 18 ore al giorno per 365 giorni all’anno (e nelle rimanenti 6 ore va garantita la manutenzione ordinaria) quindi nulla va trascurato o trattato in modo superficiale. Oltre all’aspetto progettuale viene controllato fino al dettaglio l’aspetto della sicurezza, quello della manutenzione e, non da ultimo, l’aspetto documentale. Le richieste sono esigenti ma instaurando un ottimo rapporto si ha una collaborazione che con altri clienti sarebbe impensabile.
Con Disney non ci si ferma mai, ogni giorno un fitto scambio di mail per garantire il completo accordo su tutti gli accorgimenti usati, ogni settimana una videoconferenza. Ogni due mesi una design review “face to face”, e poi scadenze su scadenze per tenere il planning sotto controllo. 3 anni sembrano lunghi ma per progetti del genere volano velocemente.
– Come fa una realtà italiana a progettare attrazioni riferendosi alle diverse norme tecniche di Europa e Stati Uniti?
La progettazione segue in ogni caso delle basi condivise in tutto il mondo, gli approcci vanno però comunque tarati nella realtà in questione (normative di progetto, strutturali, meccaniche, elettriche, parametri ambientali quali carichi vento, sisma, ecc…). Serve una buona base di preparazione e la capacità di riportare chiaramente nelle relazioni di calcolo tutte le informazioni in gioco. La facilità di lettura di tali relazioni è un fattore indispensabile per una corretta comunicazione nei progetti “globali”. Fortunatamente ho potuto contare sull’apporto dell’Ufficio Calcoli Zamperla, uno dei nostri fiori all’occhiello!
Ma al di là del calcolo, un aspetto fondamentale del mio ruolo è stato sicuramente quello di mantenere una visione globale del progetto.
Visione globale significa mettere in ordine di priorità le attività, individuare gerarchie di progetto e capire la reale importanza delle problematiche che inevitabilmente intervengono. Visione globale significa anche visione internazionale. La soluzione ai problemi non va ricercata solo nelle vicinanze, ma con gli strumenti comunicativi attualmente a disposizione: tutto il mondo è potenziale fonte di ispirazione!
– Cosa è più importante nel suo lavoro, essere ingegnere o architetto?
Per quanto mi riguarda le competenze tecniche sicuramente sono importanti, ma in ambiti del genere servono molto di più doti organizzative, manageriali, diplomatiche e visione internazionale delle cose. Ad ogni modo le competenze ingegneristiche hanno sicuramente la prevalenza su quelle architettoniche.
– Dopo Dumbo The Flying Elephant di Magic Kindom, ad Orlando, ancora un’attrazione per la Disney. Cosa c’è dietro l’angolo?
Ovviamente qua rimaniamo nell’ambito top secret, ci sono degli accordi di confidenzialità con il cliente che non permettono divulgazioni a riguardo. Una cosa è certa, la nostra azienda è uno dei principali fornitori a livello mondiale di Disney, abbiamo installato nei vari parchi in giro per il mondo oltre 20 attrazioni. Un rapporto del genere, oramai più che ventennale, rappresenta la forza della Zamperla che garantisce, e garantirà anche per il prossimo avvenire, ulteriori sfide stimolanti come quelle che si sono appena concluse.
Maurizio Crisanti